Da anni degli iniziati parlano della venuta di questa stella di eccezionale significato. Il numero di coloro che l'attendono aumenta continuamente; i presagi si fanno sempre più folti, al punto che in realtà si può aspettarla come prossima. Ma che cosa significhi propriamente, che cosa porti, da dove venga non è ancora bene chiarito.

Si vuol credere che essa porti rivolgimenti decisivi. Ma questa stella ha un significato più grande.

Si
può chiamarla stella di Betlemme, poiché è in tutto simile a quella. La sua potenza aspira le acque, porta catastrofi naturali e altro ancora. La terra trema quando i suoi raggi l'avvolgono.

Dopo ciò che accadde in Betlemme non è avvenuto nulla di simile. Come la stella di Betlemme, anch'essa ha lasciato l'eterno Regno della spiritualità originaria in un tempo particolare, per cui poi operasse su questa terra esattamente negli anni che debbono essere di illuminazione spirituale per tutta l'Umanità.

Il cammino di questa stella descrive una linea
diritta dall'eterno Regno fino a questa parte dell'Universo. Il suo nucleo è colmo di alta potenza spirituale; esso si avvolge di materialità e perciò si farà visibile anche agli uomini della terra. Sicura senza disguidi la cometa segue il suo cammino e sarà presente nell'ora esatta, come è stato stabilito da millenni.

I primi effetti immediati sono già cominciati negli ultimi anni. Chi non vuole né vedere né udire, chi non sente ridicolo trovare quotidiano ciò che già è avvenuto come
straordinario, non può naturalmente ricevere aiuto. Per paura, egli imita lo struzzo, oppure è gravato da una estrema limitatezza di spirito. Queste due categorie di uomini bisogna lasciarle andare tranquillamente per la loro via; non si può che sorridere delle loro affermazioni così facilmente confutabili.

Ma agli iniziati, si potrebbe anche dire dove colpiranno i primi,
forti raggi. Tuttavia, giacché le irradiazioni finiranno per avvolgere tutta la terra, non c'è ragione di riferire su questo più esaurientemente. Passeranno anni fino a questo punto, e anni prima che liberi ancora la terra dal suo influsso.

E quel giorno essa sarà purificata e rinfrescata in tutti gli aspetti per la benedizione e la gioia dei suoi abitatori. Non sarà mai così bella come allora. Ogni credente deve perciò guardare nel futuro con serena fiducia, non spaventarsi, qualunque cosa possa avvenire nei prossimi anni. Se può levare lo sguardo fiducioso a Dio nessun male gli avverrà. – –


Abd-ru-shin

 

Molteplici sono le interpretazioni dei poemi che esistono sul Santo Gral. Gli scienziati e studiosi più seri si sono occupati di questo mistero. Molto di ciò è di alto valore morale, ma tutto porta in sé il grande errore di mostrare solo una costruzione dal piano terreno verso l'alto, mentre manca la cosa principale, il raggio di Luce dall'alto, che solo potrebbe vivificarlo e illuminarlo.

Tutto ciò che dal basso tende verso l'alto deve fermarsi al confine della materialità, anche se gli è concesso il massimo raggiungibile. Nel maggior numero dei casi però, con le migliori premesse, può essere percorsa appena la metà di questa via. Ma quanto lunga è ancora la via al vero riconoscimento del Santo Gral!

Questa intuizione dell'irraggiungibilità si fa infine avvertibile dagli studiosi. Ne è risultato che essi cercano di prendere il Gral come la nozione puramente simbolica di un concetto, per dargli così quella elevatezza che, come essi intuiscono giustamente, è a questa nozione necessaria. Ma così vanno in realtà indietro, non avanti. Discesa invece di ascesa. Si scostano dalla via giusta che quei poemi già in parte portano in sé.

Solo essi permettono di presagire la Verità. Ma solo presagire, perché le alte ispirazioni e le visioni dei poeti furono rese troppo terrene dall'intelletto che collaborava nella trasmissione. Rendendo ciò che ricevevano dallo spirito, i poeti davano l'immagine del loro ambiente terreno di allora, per fare così il senso del loro poema più comprensibile agli uomini, ma malgrado ciò non ci riuscirono, perché essi stessi non sapevano avvicinarsi alla vera essenza della Verità.

Così fu data a priori una base malsicura a ulteriori indagini e ricerche; con ciò fu posto un limite angusto ad ogni successo. Non sorprende perciò che da ultimo si potesse pensare solo ad un puro simbolismo e situare la redenzione attraverso il Gral nel più intimo Io di ogni uomo.

Le interpretazioni esistenti non mancano di grande valore etico, ma non possono pretendere di essere una spiegazione di quei poemi, e molto meno ancora di avvicinarsi alla Verità del Santo Gral.

Col Santo Gral non s'intende nemmeno il calice che il Figlio di Dio adoperò alla fine della Sua missione terrena all'ultima cena con i suoi discepoli, e dove poi fu raccolto il Suo sangue sulla croce. Questo calice e un sacro ricordo dell'alta opera di redenzione del Figlio di Dio, man non è il Santo Gral che ai poeti delle leggende fu per grazia concesso di cantare. Queste opere poetiche sono state accolte in modo erroneo dall'umanità.

Dovevano essere promesse date dalle supreme Vette, di cui gli uomini debbono attendere il compimento! Se fossero concepite come tali, certamente si sarebbe già trovata un'altra via che avrebbe potuto far progredire le ricerche più che finora. Ma così in tutte le interpretazioni si doveva finire per giungere a un punto morto, perché non si poté mai raggiungere una soluzione piena, esauriente, dato che il punto di partenza di ogni ricerca, a causa dell'errata concezione finora avuta, si trovava a priori su un terreno sbagliato.

Uno spirito umano non potrà mai, neppure nella maggiore perfezione e immortalità, trovarsi di fronte al Santo Gral stesso! Perciò una estesa conoscenza di esso non potrà mai da lì giungere alla materialità verso la Terra se non tramite un inviato mandato
da lassù. Il Santo Gral dovrà dunque per sempre rimanere un mistero per lo spirito umano.

L'uomo si attenga a ciò che può afferrare col suo spirito e cerchi prima di tutto di adempiere e portare alla più nobile fioritura tutto ciò che è nelle sue capacità. Ma purtroppo egli estende il suo desiderio sempre molto oltre, senza sviluppare la sua capacità effettiva, per cui commette una leggerezza che neppure gli consente di raggiungere ciò che potrebbe, mentre in nessun caso è in grado di raggiungere ciò che desidera. Egli si priva così della cosa più bella e alta del suo autentico essere e ottiene solo un fallimento completo dello scopo della sua esistenza. – – –

Il Parzival è una grande promessa. Le imperfezioni e gli errori che i poeti delle leggende avevano aggiunto con il loro pensiero troppo terreno, deformano l'essenza intrinseca di questa figura. Parzival si identifica con il Figlio dell'Uomo, di cui lo stesso Figlio di Dio annunciò la venuta.

Inviato di Dio, dovrà passare, con gli occhi dello spirito bendati, per le più dure pene terrene, esteriormente uomo fra gli uomini. Liberato dopo un dato tempo da questa benda, dovrà ritrovare il suo punto di partenza e perciò se stesso, e anche vedere chiaramente davanti a sé la sua missione. Questa missione porterà egualmente una redenzione di quella umanità che cerca seriamente, congiunta con un giudizio severo.

Ma non si può accettare che Egli sia un uomo qualunque, e molto meno vi si vuole riconoscere una possibile esperienza di numerosi o addirittura di tutti gli uomini; ma sarà invece solo un ben determinato, particolarmente Inviato.

Nella legalità irremovibile di tutta la Volontà divina, è possibile solo che ognuno, compiuta la sua evoluzione fino alla perfezione più alta, ritorni di nuovo al punto di partenza del suo essere originario; mai però oltre. Così anche lo spirito umano. Esso ha origine come germe spirituale nella Sostanzialità spirituale, a cui, dopo il suo corso attraverso la materialità, egli può tornare come spirito cosciente in una forma sostanziale, nella massima perfezione e avendo raggiunto la purezza viva.

Nessuno degli esseri spirituali-sostanziali, anche se fosse tanto elevato e puro e luminoso, può oltrepassare il limite del Divino. Confine e impossibilità di passaggio anche qui, come nelle sfere o piani della Creazione materiale, consistono semplicemente nella natura delle cose, nella differenza del genere.

Supremo e Altissimo, è Dio stesso nella Sua Insostanzialità divina. Prossima, un poco più in basso, segue la Sostanzialità divina. Entrambe sono eterne. Ad esse segue poi, scendendo sempre verso il basso, l'opera del Creato, in piani o sfere discendenti, diventando sempre più densa fino alla materialità fisica, che è finita e si fa visibile agli uomini.

La materialità eterea nella Creazione materiale è ciò che gli uomini chiamano Aldilà. L'Aldilà dunque della loro terrena capacità visiva fisica. Ma ambedue fanno parte dell'opera del Creato, né sono eterne nella loro forma, ma soggette a mutamento allo scopo di rinnovarsi e rinvigorirsi.

Ora, al più alto punto di partenza dell'eterna Sostanzialità spirituale c'è il Castello del Gral, spiritualmente visibile, tangibile, perché e ancora della stessa natura spirituale-sostanziale. Questo Castello del Gral racchiude un ambiente che è a sua volta al limite estremo verso il Divino, e perciò ancora più affinato di tutta la restante Sostanzialità spirituale. In questo ambiente si trova, pegno della Bontà eterna di Dio Padre e simbolo del Suo purissimo Amore divino, come anche punto di partenza dell'energia divina,
il Santo Gral!

È un calice, in cui ondeggia e ribollisce come un sangue rosso, senza mai traboccare. Irradiato dalla Luce più luminosa, è concesso solo ai più puri esseri spirituali-sostanziali poter guardare in questa Luce.
Questi sono i custodi del Santo Gral! Se nei poemi è detto che i più puri degli uomini sono destinati a diventare custodi del Santo Gral, è questo un punto che il poeta ha reso troppo terreno, perché non sapeva esprimersi altrimenti.

Nessuno spirito umano può accedere a questo ambiente santificato. Nemmeno nella sua più compiuta Sostanzialità spirituale, dopo il ritorno dal suo corso attraverso la materialità, non è ancora abbastanza affinato per oltrepassare la soglia, cioè il limite. Anche nella sua massima perfezione egli è ancora troppo denso.

Più affinarsi, equivarrebbe a una disgregazione o combustione totale, perché il suo genere fin dall'origine non è adatto a diventare ancora più radiante e luminoso, dunque ancora più affinato. Non lo sopporta.

I custodi del Gral sono gli Eterni, spiriti originari che mai furono uomini, le vette di tutta la Sostanzialità spirituale. Ma essi hanno bisogno della Energia divina-insostanziale, sono dipendenti da essa, come tutto è dalla Insostanzialità divina, Origine di tutta l'energia, Dio Padre.

Di tempo in tempo appare, nel giorno della Santa Colomba, la Colomba sopra il ricettacolo, come segno rinnovato dell'immutabile Amore divino del Padre. È l'ora dell'unione che porta rinnovo di forza. I custodi del Gral la ricevono in umilissimo raccoglimento e dopo sono in grado di trasmettere questa meravigliosa Energia ricevuta.

Da ciò dipende l'esistenza di tutto il Creato!

È l'attimo in cui nel Tempio del Santo Gral l'Amore del Creatore si versa irradiando per un essere nuovo, per un nuovo impulso creativo che si diffonde pulsando giù attraverso tutto l'universo. Un fremito percorre tutte le sfere, un sacro brivido, presago di gioia, di grande felicità. Solo lo spirito dell'uomo terreno si tiene ancora a parte, senza intuire ciò che succede proprio a lui, che dono immenso sta ricevendo ottusamente, poiché la sua autolimitazione nell'intelletto non ammette più di concepire tale grandezza.

È l'attimo dell'apporto di Vita per tutto il Creato!

Il costante, necessario ritorno d'una conferma del patto che il Creatore mantiene di fronte alla Sua opera. Se questo apporto fosse una volta interrotto, se dovesse mancare, tutto ciò che esiste dovrebbe lentamente rinsecchire, invecchiare e disgregarsi. Verrebbe allora la fine di tutti i giorni, e soltanto Dio stesso resterebbe, come fu all'inizio! Poiché solo Lui è la Vita.

Questo evento è stato reso nella leggenda. È perfino accennato come tutto deve invecchiare e perire, dove non ricorra più il giorno della Santa Colomba, il «disvelamento» del Gral, nell'invecchiare dei cavalieri del Gral, durante il tempo nel quale Amfortas non svela più il Gral, fino all'ora in cui appare Parzival come Re del Gral.

L'uomo dovrebbe smettere di considerare il Santo Gral solo come qualcosa di inafferrabile; perché esso esiste davvero! Ma all'uomo è negato per la sua natura di poterlo mai mirare. Il beneficiò perciò che da esso fluisce e che dai custodi del Gral può essere trasmesso e anche viene trasmesso, può essere ricevuto e goduto dagli spiriti umani se gli si aprono.

In questo senso alcune interpretazioni non possono dirsi proprio errate, finché nelle loro chiarificazioni non cercano di includervi il Santo Gral stesso. Sono giusti e insieme no.

L'apparizione della Colomba nel giorno stabilito della Santa Colomba indica ogni volta la ricorrente missione dello Spirito Santo; perché questa Colomba è in stretta relazione con Esso.

Ma questa è una cosa che lo spirito umano è solo capace di afferrare come immagine, perché secondo la natura del fatto egli può alla sua massima evoluzione giungere veramente con il suo pensiero, la sua conoscenza e la sua intuizione, solo fino al punto dal quale egli stesso è partito, cioè fino a quel genere che è
uno con la sua più pura essenza originaria. Questo è l'eterna Sostanzialità spirituale.

Questo confine egli non potrà mai superare neppure col pensiero. Né potrà mai afferrare altro. Ciò è così naturale, logico e semplice, che ogni uomo riesce a seguire il corso del pensiero.

Ma ciò che sta al di sopra, per questa ragione sarà sempre e dovrà rimanere un mistero per l'umanità!

Ogni uomo che s'immagina di portare Dio in sé, o di essere divino egli stesso, o di poterlo diventare, vive nell'errore della illusione. Egli porta in sé lo
spirito, ma non il Divino. E qui riposa una differenza insormontabile. Egli è una creatura, non parte del Creatore, come certuni cercano di persuadersi. L'uomo è e rimarrà un'opera, non potrà mai diventare artefice.

Perciò è anche errato dichiarare che lo spirito umano proviene da Dio Padre stesso e ritorna a Lui. L'origine dell'uomo è la
Sostanzialità spirituale, non l'Insostanzialità divina. Perciò anche avendo raggiunto la perfezione egli può ritornare soltanto fino alla Sostanzialità spirituale. È giusto dire che lo spirito umano ha origine nel Regno di Dio, e perciò quando diventerà perfetto, potrà anche ritornare nel Regno di Dio, ma non a Dio stesso.

Più tardi seguiranno conferenze dettagliate sulle singole parti del Creato, che sono molto diverse nella loro intima natura.

Sulla più alta vetta di ognuno di questi piani del Creato si trova un Castello del Gral, quale necessario punto di transizione e di trasmissione di energia.

È sempre una copia, formata secondo la natura del relativo piano del Creato, del vero, supremo Castello del Gral, situato nel punto più alto di tutta la Creazione, essendo il punto da dove, per le radiazioni di Parzival, tutto il Creato ha origine.

Amfortas era sacerdote e re nella
più bassa di queste copie del Castello del Gral, situata all'altezza del piano di tutti gli spiriti umani sviluppatisi da germi dello spirito, perciò il più vicino all'umanità terrestre.

Abd-ru-shin

 

La benda cade, la fede si fa convincimento. Solo in esso riposano la liberazione, la Redenzione!

Mi rivolgo soltanto a coloro che cercano con sincerità. Bisogna che abbiano la disposizione e la volontà di studiare obiettivamente questa opera obiettiva. I fanatici religiosi e i sognatori senza princìpi ci siano lontani, perché sono di danno alla Verità. In quanto agli uomini di cattiva volontà e agli avversari di ogni verità oggettiva, troveranno qui anche il loro giudizio.

Il Messaggio raggiungerà solo coloro che recano ancora in sé una scintilla di Verità e il desiderio di essere veramente uomini. Per tutti questi, sarà la loro guida e la loro luce. Li condurrà, senza deviazioni, fuori del caos e dello smarrimento del nostro tempo.

La Parola che vi presento non porta una religione nuova. Essa deve essere, per tutti gli ascoltatori e lettori sinceri, la fiaccola che porta a trovare il vero cammino verso altitudini tanto bramate.

Avviarsi: questo è il solo mezzo per progredire spiritualmente. Lo stolto che fa uso di concezioni estranee, già precostituite, percorre la sua via come sulle grucce, quando le sue membra, che pure sono sane, restano inattive.

Ma come fa uso arditamente – perché sono le armi della sua ascesa – dei doni che sono sopiti in lui, e che attendono una voce di richiamo, egli sfrutta, seguendo la Volontà del suo Creatore, il pegno che gli fu affidato; e supererà con arte tutti gli ostacoli che si frapporranno sul suo cammino per sviarlo.

Destatevi dunque! Non c'è fede vera che nel perfetto convincimento, ed esso non può nascere che da una riflessione e dall'esame più spregiudicato. Siate viventi nella meravigliosa Creazione del vostro Dio!

Abd-ru-shin

Uomini, destatevi da questo sonno di piombo! Prendete coscienza della soma indegna che portate, che grava su milioni di uomini con un peso indicibilmente tenace: gettatela via! Merita di essere portata? No, non un attimo solo.

Che reca? Zavorra, che il soffio della Verità disperde. Avete dissipato il vostro tempo, le vostre energie. Spezzate dunque le catene della vostra schiavitù, liberatevi finalmente!

L'uomo che serba ceppi nel suo spirito, sarà schiavo per sempre, fosse pure un re.

Vi legate a tutto ciò che cercate di imparare. Riflettete: imparare significa subordinarsi a formule estranee, che altri ha concepito; legarsi volontariamente a convinzioni altrui, fare proprie soltanto esperienze che altri ha vissuto in sé e
per sé.

Pensate: non tutto è per tutti. Ciò che giova a uno, può nuocere a un altro. Ognuno deve seguire la sua via verso la perfezione, usando delle facoltà che ha in sé; e dirigersi secondo esse, su di esse costruire. Se non lo fa, rimane straniero a se stesso; egli è a
fianco di ciò che sa, e il suo conoscere non diventa mai vita sua. Così ogni profitto gli è precluso; vegeta, senza possibilità di progresso.

Notate questo, voi che aspirate sinceramente alla Luce e alla Verità:

Il cammino verso la Luce deve essere esperienza propria. L'uomo deve scoprirlo
da sé, se vuole percorrere sicuro la sua via. Solo ciò che è intimamente vissuto, intuito attraverso tutti i mutamenti, è veramente inteso!

Il dolore e la gioia battono costantemente alla porta come per incoraggiarvi, per scuotervi a un risveglio spirituale. L'uomo allora si trova spesso liberato per qualche momento dalla preoccupazione delle piccole cose quotidiane e avverte, nella felicità come nella sofferenza, il legame con lo Spirito che penetra tutto ciò che vive.

E in verità
tutto è vita: nulla è «morto»! Beato colui che afferra e abbraccia ogni momento di questa corrispondenza universale che lo sublima! Egli non dovrà obbedire a formule astratte, ma deve sviluppare il proprio Io dal suo stesso seno.

Non curatevi dei beffeggiatori che sono ancora stranieri alla vita dello spirito. Dinanzi all'opera immensa della Creazione, che ci offre tante ricchezze, restano come ubriachi, come malati; sono simili a ciechi che si trascinano a tentoni attraverso la loro esistenza terrena, nulla vedendo di tanta meraviglia!

Sono smarriti e dormienti; infatti, come può ancora qualcuno asserire che non c'è se non ciò che si vede? Che non c'è vita dove gli occhi non scorgono nulla? Che con la morte del corpo cessa la propria esistenza, solo perché fino a quel giorno i loro occhi, nella loro cecità, non hanno potuto convincerli del contrario? Non si sa oggi, per mille ragioni, come è limitata la facoltà della vista? E non si sa anche che questa facoltà è inseparabile dalla funzione del cervello, entro i limiti dello spazio e del tempo: e che perciò le
sfugge tutto ciò che è al di là dello spazio e del tempo? Nessuno di questi beffeggiatori si è ancora arreso all'evidenza di questo dato di fatto della logica? La vita dello Spirito – chiamiamola pure l'Al di là – non è che questo: una realtà che è situata assolutamente al di sopra del concetto terreno di tempo e di spazio, e che ha bisogno di un mezzo della sua stessa natura per essere riconosciuta.

Ma il nostro occhio non coglie neppure ciò che è suddivisibile nello spazio e nel tempo. Si pensi a una goccia d'acqua, che a occhio nudo appare d'una perfetta purezza, e che osservata al microscopio rivela milioni di esseri viventi che si combattono e si annientano spietatamente. L'acqua e l'aria non contengono spesso bacilli invisibili ai nostri occhi ma capaci di distruggere il corpo umano? Eppure, con strumenti più precisi, essi diventano visibili.

Chi oserà ora affermare che non si potrà, quando si rendessero questi strumenti più potenti, scoprire nulla di nuovo e di ancora ignoto? Rendeteli più penetranti mille volte, un milione di volte; il vostro esame non troverà mai il fondo; ma sempre nuovi mondi si apriranno davanti a voi, che non avete ancora potuto scorgere e neppure percepire, ma che pure esistevano.

Il pensiero della logica impone conseguenze analoghe anche per tutto ciò che le scienze non hanno finora saputo abbracciare. C'è la prospettiva di uno sviluppo indefinito, di cui non si vede mai la fine.

Che è allora l'Al di là? Molti cadono in errore a causa della
parola. L'Al di là è semplicemente tutto ciò che non si può conoscere con mezzi terreni. Questi mezzi sono gli occhi, il cervello, gli altri organi del corpo, e gli stessi strumenti che li aiutano a un uso più acuto e più esatto, a estendersi oltre.

Si potrebbe dire che l'Al di là è quanto è di là delle possibilità di conoscenza degli occhi del corpo.
Ma senza che vi sia alcuna soluzione di continuità tra l'Al di là e il nostro mondo! Nessun abisso! Tutto è nell'unità della Creazione. Una unica forza percorre il nostro mondo e l'Oltremondo, tutto vive e opera per questa corrente vitale e per ciò tutto è indissolubilmente connesso. Si possono da ciò intendere le conseguenze:

Quando una parte di questo insieme si ammala, l'altra, la parte sana, ne soffre ugualmente, come avviene nel corpo umano. Elementi malati della parte sana confluiscono in quella ammalata per attrazione di affinità, intensificandone lo stato morboso. Se la malattia diventa inguaribile, ne segue l'inevitabile necessità di amputare decisamente il membro malato, perché l'intero organismo non continui a soffrirne.

Su questa base modificate le vostre opinioni. Non c'è questo mondo e l'altro mondo, ma l'unicità dell'Essere! Il concetto di una separazione tra essi è solo una opinione dell'uomo, che non può vedere tutto e che immagina di essere il punto centrale e principale del mondo a lui visibile. Il suo campo d'azione potrebbe essere più vasto; ma questo errato concetto d'una frattura nel mondo lo limita potentemente, impedisce il suo progresso e favorisce una fantasia sbrigliata, che lo porta a immaginazioni assurde.

Chi si meraviglierà dunque se, come conseguenza, molti hanno un sorriso incredulo, e altri una religiosità morbosa che degenera nella schiavitù mentale o nel fanatismo? Chi può stupirsi dei timori, delle paure, dell'angoscia e del terrore che si fanno, per qualcuno, così grandi?

Basta con tutto questo! Perché torturarsi? Abbattete questa barriera che l'errore degli uomini ha cercato di elevare: e che non è esistita mai! Una falsa concezione, che è una falsa base su cui vi affannate a costruire, senza fine, la fede vera, cioè la certezza del cuore. E urtate contro certi punti, contro scogli che vi lasciano perplessi e dubbiosi, o che vi costringono a demolire tutta la vostra costruzione, e magari ad abbandonare, scoraggiati e crucciati, la vostra opera.

Ma il danno è tutto vostro; perché così non ne avete un progresso, ma una sosta o un arretramento. La via, che voi dovrete in ogni caso percorrere, vi si fa più lunga.

Ma se concepite, finalmente, la Creazione come un tutto, quale essa è, senza separare questo mondo dall'altro mondo, avete davanti a voi una via diritta, e la vostra vera meta si farà più vicina e la vostra ascesa vi riempirà di gioia e di appagamento. E potrete allora molto meglio sentire e intendere gli infiniti effetti di ritorno, caldi di vita, che percorrono l'unità dell'Universo, poiché ogni attività è mossa e mantenuta da una sola forza. La Luce della Verità vi si schiuderà!

Presto riconoscerete che per molti all'origine delle loro beffe non c'è che il loro comodo e la loro pigrizia; perché costerebbe troppa fatica fare «tabula rasa» di quanto hanno da sempre imparato e pensato, e cominciare a costruire qualcosa di nuovo. E per altri è scomodo mutare la condotta abituale della loro vita.

Ignorateli, non contendete con loro; ma offrite in aiuto il vostro sapere a coloro a cui le gioie passeggere non bastano, a coloro che dalla vita terrestre si attendono
di più che di saziare il loro corpo come gli animali. Donate loro la conoscenza che a voi è stata data, non nascondete i vostri talenti; poiché nel donare, per effetto della Legge del ritorno, il vostro sapere si fa più copioso e più forte.

Questa Legge eterna opera nell'Universo: soltanto nel dare è dato di ricevere, quando si tratta di valori che non passano! È Legge che penetra, percorre l'intera Creazione come un sacro decreto del suo Creatore. Dare senza pensare a sé, aiutare dove c'è bisogno, comprendere il dolore del prossimo, le sue debolezze: è un ricevere questo, perché è la via più genuina e vera verso l'Altissimo!

Volere seriamente questo vi dà subito aiuto, forza! Un solo desiderio di bene, sincero, profondo, sentito, ed ecco dalla zona a voi ancora invisibile verrà abbattuta, come da una spada di fuoco, quella parete che i vostri pensieri hanno fino a quel momento eretta: perché formate una unica realtà con l'Oltretomba temuto, amato, e bramato, e ad esso siete strettamente e indissolubilmente legati.

Fatene la prova. Perché i vostri pensieri sono dei messi che voi inviate e che vi tornano sovraccarichi di ciò che avete pensato, in bene come in male. Così avviene. Se riflettete come i vostri pensieri siano una realtà oggettiva, di forma spirituale, che spesso diventano entità capaci di sopravvivere all'esistenza del vostro corpo, molte cose vi saranno chiare.

Anche per questo è giusto il detto: «Le vostre opere vi seguiranno». Le creazioni del pensiero sono opere che vi aspetteranno un giorno! Esse formano intorno a voi cerchi luminosi o oscuri entro i quali dovrete passare per penetrare nel mondo dello spirito. Nessuna difesa e nessun intervento d'altri vi può aiutare, perché il libero arbitrio è tutto vostro. Il primo passo, in ogni cosa, dovete farlo voi. Non è difficile; dipende dal vostro volere, che si manifesta nel pensiero. Così portate in voi stessi il Cielo e l'Inferno.

Decidere è in potere vostro, ma le conseguenze dei vostri pensieri e del vostro volere ricadranno poi incondizionatamente su di voi! Le conseguenze le create voi stessi. Per questo vi esorto:

«Serbate pura la fonte dei vostri pensieri; così fate che regni la pace, e siete felici!»

Non dimenticate che ogni pensiero da voi generato ed emesso attira sul suo cammino tutti quelli che gli sono simili, oppure ne è attirato a sua volta; così sempre più si rinvigorisce, e infine trova un punto di arrivo: una mente umana, che forse per un attimo, dimentica di se stessa, permette a queste vaganti forme di pensiero di penetrare e di operare in sé.

Pensate allora che responsabilità ricade su di voi, se il vostro pensiero si realizza come azione servendosi di un estraneo che abbia potuto influenzare! Questa responsabilità è già determinata dal fatto che ogni vostro pensiero rimane legato a voi come da un filo inscindibile, e vi ritorna con la forza acquistata nel suo cammino, per gravarvi, o per rallegrarvi, secondo il modo con cui gli avete dato vita.

Così vivete in un mondo di pensieri; e secondo il vostro modo di concepirli vi esponete a ricevere forme di pensiero affini. Per questo non disperdete l'energia del pensiero, ma contenetela, a vostra difesa, per un pensiero
tagliente, che si getta lontano, simile a una lancia che non fallisce mai il segno. Sarà la Lancia Sacra, forgiata dal vostro pensiero, che si batte per il bene, sana le piaghe, ha la sua parte nel progresso di tutta la Creazione!

Ponete dunque il pensiero al servizio dell'azione e del progresso! E per farlo, dovrete abbattere molte alte colonne che reggono antiche, adusate concezioni del mondo.

Spesso è un concetto erroneamente interpretato quello che non lascia trovare la vera via. Allora si deve tornare al punto di partenza. Uno spiraglio di luce abbatte un intero edificio elevato penosamente per decenni; e dopo uno smarrimento, breve, lungo, si ricomincia l'opera.
Si deve ricominciare, perché l'Universo non conosce soste. Facciamo un esempio: il concetto di tempo.

«Il tempo passa»; «I tempi cambiano!», si sente dire da ogni parte; ed ecco che inconsciamente si forma un'immagine nella mente:
vediamo i tempi mutare e trascorrere.

Un'immagine, che diventa abituale e che per molti diviene la base di ogni ulteriore costruzione, orientando in questo senso ogni loro ricerca e riflessione. Ma non tardano molto a incontrare ostacoli, contraddizioni inconciliabili. Con la migliore volontà, il conto non torna. E lasciano lacune nel loro pensiero, che nessuna sottigliezza può colmare.

Alcuni sono del parere che in questi casi bisogna ricorrere alla
fede, giacché il pensiero logico non presta aiuto. È un errore! L'uomo non deve credere a cose che non può concepire! Egli deve cercare di capirle; in caso contrario apre la porta a tutti gli errori, e l'errore toglie sempre valore alla Verità.

Credere senza intendere non è che indolenza, pigrizia mentale. Non sublima lo spirito, lo deprime. Levate lo sguardo: dobbiamo esaminare, indagare. È un istinto che non abbiamo invano.

Parlavamo del tempo. Passa veramente, il tempo? Perché questa proposizione, a volerla approfondire col pensiero, incontra ostacoli? Semplicemente, perché è una proposizione
erronea. Il tempo è fermo. Siamo noi ad andargli incontro. Noi precipitiamo nel tempo, che è eterno, e in esso cerchiamo la Verità.

Il tempo è immobile. È sempre lo stesso, oggi, domani, ieri, fra mille anni. Solo le forme mutano. Ci caliamo nel tempo per estrarre dal suo seno ciò che ha segnato, per accrescere il nostro sapere con le sedimentazioni del tempo! Poiché nulla è andato perduto nel tempo che tutto ha conservato. Ed esso non è mutato: è eterno!

Anche tu, o uomo, sei sempre lo stesso, sia che sembri giovane, come se appari vecchio. Resti quello che sei. Non l'hai mai sentito, tu? Non hai mai sentito una chiara differenza tra la tua forma e il tuo Io? Cioè tra il corpo, passibile di mutamenti, e te stesso, il tuo spirito, che è eterno?

Voi cercate la Verità! Che cosa è la Verità? Quella che voi oggi sentite come la Verità, già domani la riconoscerete errore, per scoprire più tardi negli errori germi di verità. Perché anche le rivelazioni mutano la forma loro. E voi cercate sempre senza posa; intanto maturate in questa vicenda.

Ma la Verità rimane sempre uguale, essa non ha vicende; perché è eterna. E se è eterna, non sarà capita veramente nella sua purezza per mezzo dei sensi terrestri, che non conoscono se non i mutamenti delle forme!

Perciò diventate spirituali! Liberi da ogni pensiero terrestre,
possederete la Verità, sarete dentro la Verità, per bagnarvi in essa sempre illuminati dalla sua Luce pura; poiché vi avvolge; e appena sarete spirituali, nuoterete in essa.

Allora non avrete più bisogno di studiare faticosamente le scienze, non avrete timore di errori, ma avrete a ogni domanda una risposta nella Verità stessa, anzi non avrete più domande, perché senza pensare tutto saprete, tutto capirete, poiché il vostro spirito in quella Luce, in quella Verità,
ha la sua vita!

Diventate dunque liberi nello spirito! Spezzate tutti i legami che vi trattengono! Se trovate ostacoli, affrontateli col cuore in giubilo: vi indicano la via della libertà e della fortezza! Considerateli un dono, che vi arricchisce, e li supererete come per gioco.

Essi vengono posti sul vostro cammino per insegnarvi la via della vostra evoluzione, arricchendovi di armi alla vostra ascesa; oppure perché provvedano a una colpa del vostro passato, che potrete riscattare e liberarvene. In entrambi i casi vi portano più avanti. Coraggio dunque: sono per la vostra salvezza!

È follia parlare di colpi della sorte, o di prove. Ogni combattimento e sofferenza
è un progresso. Così viene offerta agli uomini la possibilità di riscattare ombre di antiche colpe; perché tutto va pagato fino all'ultimo centesimo; perché il ciclo delle Leggi eterne è anche in questo immutabile nell'Universo; e in esso si manifesta la Volontà creatrice del Padre, che in questo modo perdona e dissipa tutta la tenebra.

La più piccola deviazione a queste Leggi ridurrebbe in frantumi il mondo, tanta è la chiarezza e la saggezza che lo costituiscono.

Ma chi ha molte vecchie colpe da scontare deve sgomentarsi, inorridire al pensiero del suo riscatto?

Si consoli e cominci in letizia, senza alcuna pena, purché
onestamente lo voglia! Difatti un compenso può sempre avvenire per mezzo di una sorta di corrente contraria che la sua buona volontà produce, la quale prende vita nel campo dello spirito al modo di altre forme di pensiero, e diviene un'arma forte e possente per fugare il peso e la gravezza delle tenebre e per sollevare l'Io alla Luce!

La potenza della volontà! Ecco una forza che molti non sospettano e che attira energie spirituali affini come un magnete infallibile, e s'accresce come una valanga e agisce a ritroso fino a raggiungere il suo punto di partenza, la sua origine, colui che la iniziò – e lo risolleva alla Luce – oppure lo preme giù, nel fango immondo. Sempre secondo la natura dell'atto di volontà di chi ha mosso questa forza.

Chi conosce questa ferma e costante Legge degli effetti di ritorno che agisce nell'intera Creazione, compiendosi con certezza infallibile, sa usarla: e deve amarla e deve temerla! Il mondo invisibile si anima sempre di più intorno a lui; perché egli ne percepisce i moti con una chiarezza che lo libera da ogni dubbio.

Egli deve sentire, solo se presta un poco di attenzione, le onde possenti di questa incessante attività che dall'immenso agiscono verso di lui; e percepisce anche infine di essere il punto focale di una forte corrente, di essere come la lente che capta i raggi del sole e li concentra in un punto, generando un'energia suscitatrice di fuoco, che brucia e che incendia, ma anche sana e vivifica, e sa accendere una fiamma ardente!

Anche voi siete simili a questa lente, capaci di captare, con la volontà vostra, queste invisibili correnti di energia che vi colpiscono, di incanalarle come una sola fonte di energia a scopi di bene o di male, per la benedizione dell'umanità o per la sua distruzione. Voi potete e dovete accendere nelle anime una fiamma viva, la fiamma dell'entusiasmo per ciò che è buono, nobile, perfetto!

E non occorre di più che la forza della volontà che fa dell'uomo, in certo senso, il re della Creazione, che gli dà il possesso del proprio destino. La propria volontà lo conduce al suo annientamento o al suo riscatto! La sua volontà gli dà la ricompensa o la punizione, con implacabile certezza!

Non temete che questo vostro sapere vi allontani dal Creatore, indebolisca la fede che avete avuto finora. Al contrario! La conoscenza di queste Leggi eterne, che vi è dato usare, vi fa apparire l'opera della Creazione molto più sublime, e costringe chi la ricerca profondamente a inginocchiarsi in devozione dinanzi alla sua grandezza!

Allora l'uomo non vorrà più il male. Si appoggerà con gioia alla sua migliore difesa: all'Amore! Amore per tutta la meravigliosa Creazione; Amore per il prossimo, per condurre lui pure alla gloria di questa gioia, sicurezza, consapevolezza.

 

Dal tempo del delitto consumato sul Figlio di Dio, su chi portò la Verità, Gesù di Nazaret, pesa sull'umanità come una maledizione il mancato riconoscimento proprio della più importante profezia per gli uomini, e ancora oggi si trova davanti ignara, come con una fitta benda sugli occhi. La terribile conseguenza sarà che una grande parte degli uomini passerà barcollando oltre l'unica possibilità di salvarsi dall'essere riprovato, incontro alla perdizione.

È questa la profezia della venuta del Figlio dell'Uomo, che il Figlio di Dio, sotto gli attacchi continui delle folle che, stando nelle Tenebre, dovevano naturalmente odiare l'apportatore della Verità, diede come stella di speranza, ma anche come grave monito.

La stessa ondata di erranti sentimenti e pensieri, che allora non permisero di riconoscere il Figlio di Dio come tale, confuse la comprensione dell'importanza di questo annuncio, fin dal suo sorgere. Troppo oscurato era lo spirito umano, troppo preso da se stesso per poter ricevere senza alterazione messaggi divini così elevati. Messaggi che vennero da una altezza che trascende il suo cerchio d'origine, e scivolarono dal suo orecchio senza essere percepiti.

Per intendere sarebbe stata necessaria una fede convinta e cosciente, della quale anche allora i seguaci non erano capaci. Il terreno sul quale caddero le parole del Redentore rimase ancora troppo coperto di erbacce. Inoltre le possenti esperienze ed emozioni psichiche dell'ambiente del Redentore si accumularono in pochi anni soltanto, per cui tutto si doveva emotivamente concentrare tanto sulla Sua personalità, che le Sue parole su un'altra personalità di un futuro remoto, non ebbero attenzione come tali, ma furono di nuovo confuse con Lui.

Così l'errore rimase nell'opinione degli uomini fino ad oggi, perché i non credenti non si curarono delle parole del Redentore, mentre i credenti soffocarono violentemente ogni serio esame critico delle tradizioni proprio per la loro fede, nel sacro timore di non dover accostare troppo quelle parole del Redentore. Non avvertirono che non si trattava di parole veramente originarie e personali, ma solo di tradizioni, che furono messe per iscritto molto dopo la Sua peregrinazione terrena. Per questo esse furono naturalmente anche soggette a modificazioni inconsapevoli dell'intelletto umano e di umane, personali opinioni.

Certo, c'è anche grandezza in questa riverente conservazione di tradizioni puramente umane, e perciò non se ne farà un biasimo.

Ma tutto ciò non impedisce le conseguenze ostacolanti di una erronea opinione, sorta da una fallace tradizione, perché anche in questo caso le Leggi di ritorno non si possono sovvertire. Anche se per lo spirito umano si effettuano nel riscatto solo come sbarre che ostacolano l'ulteriore ascesa, ciò significa sempre un fatale indugio e mancanza di progresso, finché la parola liberatrice della chiarificazione non possa farsi vivente in esse.

Colui che crede nel Figlio di Dio e nelle Sue parole e le ha fatte vive in sé, cioè le porta in sé nell'interpretazione
giusta e agisce in conformità, non ha bisogno, naturalmente, di aspettare il Figlio dell'Uomo promesso, perché non ha da portare se non ciò che il Figlio di Dio ha già portato. Ma con la condizione che abbia realmente compreso le Parole del Figlio di Dio, e non aderisca ostinatamente a tradizioni fallaci. Se si è legato in qualche parte a errori, non potrà completare la sua ascesa finché non riceva una illuminazione che è riservata al Figlio dell'Uomo, perché il limitato spirito umano da solo non è capace di liberarsi dal groviglio di viticci oggi fittamente cresciuti intorno alla Verità.

Gesù indicò la venuta del Figlio dell'Uomo come l'ultima possibilità di salvezza, e indicò anche che con Lui si sarebbe aperto il Giudizio, cioè che coloro che non volessero neppure allora, o con altra espressione, non sarebbero stati pronti ad accettare alcuna luce, per propria ostinatezza o pigrizia, avrebbero dovuto essere definitivamente rigettati. Da ciò è da trarre la conclusione che una ulteriore possibilità di meditare e di decidere non avrà luogo. Vi è anche l'annuncio non misconoscibile di un'azione severa che porti la fine di una paziente attesa. Ciò poi testimonia la futura lotta della Luce con tutta la Tenebra, destinata a concludersi con il violento annientamento di tutta la Tenebra.

Che ciò si svolga secondo le aspettative, i desideri e concetti umani non è da aspettarsi; perché
tutti gli eventi precedenti dicono il contrario. Neppure mai nel passato il senno umano ha mostrato di essere nei suoi effetti uno con la Volontà divina. La realtà è stata sempre diversa dalle fantasie degli uomini e solo molto dopo è venuto a volte lentamente il riconoscimento dei fatti passati.

Anche questa volta non si potrà sperare un cambiamento in questo, perché il senno degli uomini e le loro opinioni non hanno guadagnato nulla in confronto con il passato, anzi, sono diventati al contrario molto «più reali».

Il Figlio dell'Uomo! Un velo si stende ancora sopra di Lui e sul Suo tempo. Anche se in alcuni spiriti si desta un presagio oscuro, una nostalgia per il giorno della Sua venuta, più d'uno tra chi lo spera probabilmente passerà ignaro accanto a Lui, né vorrà riconoscerlo poiché l'attesa di Lui ha dato l'illusione di un compimento diverso. L'uomo può adattarsi solo con molta difficoltà al pensiero che il Divino sulla Terra possa essere esteriormente non diverso dagli uomini, nell'ubbidienza delle Leggi di Dio. Egli vuole assolutamente vedere il Divino solo in modo soprannaturale, e si è purtroppo già così messo in catene che non sarebbe più capace di scorgere
rettamente ciò che è soprannaturale, meno ancora di poterlo sopportare. Ma questo non è certo necessario!

L'uomo che cerca la Volontà del suo Creatore nelle Leggi naturali dell'intero Creato, la riconoscerà presto in esse, e saprà infine che il Divino può giungere a lui solo sulle vie di queste ferree Leggi e non altrimenti. In conseguenza di ciò egli diventerà guardingo e esaminerà con cura tutto ciò che vi incontrerà, ma solo dal punto di vista delle Leggi
divine, non secondo la concezione degli uomini. Così nell'ora giusta riconoscerà anche Colui che gli porta la liberazione nella Parola. Attraverso l'esame personale di ciò che gli è stato portato, non attraverso gli urli delle folle.

Ogni uomo pensante sarà già giunto da solo alla conclusione che il Figlio di Dio e il Figlio dell'Uomo non possono essere uno! La differenza è chiaramente espressa nelle parole stesse.

La pura Divinità del Figlio di Dio portò in sé proprio durante la Sua missione e umanazione, a causa della pura Divinità, anche la
condizione della riunificazione con la Divinità. Per la natura della cosa, non è possibile altrimenti. Ciò è confermato anche dalle indicazioni del Figlio di Dio stesso sulla Sua «riunificazione col Padre», l'espressione del Suo «ritorno al Padre».

Perciò la missione del Figlio di Dio come intermediario fra la Divinità e la Creazione doveva avere una
durata limitata nel tempo. Il Figlio di Dio, essendo pura Divinità, per la forza d'attrazione dell'affinità più forte, deve assolutamente essere nuovamente riattirato verso l'origine divina e, dopo la deposizione di tutto l'extra-divino che a Lui aderisce, è anche costretto a rimanervi; per questo Egli non poté rimanere mediatore eterno fra la Divinità e la Creazione, compresa l'umanità. Quindi con il ritorno del Figlio di Dio al Padre si sarebbe poi formato un nuovo abisso, e il mediatore fra la Divinità pura e la Creazione sarebbe di nuovo mancato.

Ora il Figlio di Dio stesso annunciò all'umanità la venuta del Figlio dell'Uomo, che rimarrà poi il Mediatore
eterno fra la Divinità e la Creazione. In esso sta il possente Amore del Creatore per la Sua Creazione.

La differenza tra il Figlio dell'Uomo e il Figlio di Dio sta nel fatto che il Figlio dell'Uomo, pur essendo nato dal Divino puro, fu a un tempo collegato con la Spiritualità cosciente, così che si trova come fosse contemporaneamente con un piede nel Divino e con l'altro nella più alta Spiritualità cosciente. Egli è parte di
ognuno e forma così il ponte perenne fra il Divino e il vertice della Creazione. Ma questo collegamento comporta il comandamento di rimanere separato dal Divino puro, che però ciò nonostante concede la immissione nel Divino, anzi la determina.

L'aggiunta spirituale al Divino impedisce soltanto una riunificazione che altrimenti sarebbe inevitabile. Difficilmente l'umanità potrà mai concepire che questo è un rinnovato sacrificio d'Amore del Creatore e il compimento di una promessa di tale grandezza che solo Dio può farla e adempierla.
Questa è la differenza fra il Figlio di Dio e il Figlio dell'Uomo.

La missione del Figlio dell'Uomo sulla Terra è il proseguimento e il compimento della missione del Figlio di Dio, poiché la missione del Figlio di Dio non poteva essere che transitoria. Essa dunque mentre la continua, a un tempo nel compierla la
consolida.

Mentre il Figlio di Dio fu fatto nascere alla Sua missione terrena direttamente, il corso del Figlio dell'Uomo prima della Sua missione doveva descrivere un'orbita molto maggiore, prima che potesse entrare nell'inizio della Sua missione effettiva. Come condizione per il compimento del Suo incarico, ancora più terreno in confronto con quello del Figlio di Dio, Egli doveva, venendo dalle Vette più alte, percorrere anche le più basse profondità. Non soltanto nell'Aldilà ma anche nel senso terreno, per poter «vivere nell'esperienza» su se stesso tutta la pena, tutto il dolore degli uomini. Solo così, quando verrà la Sua ora, sarà in grado di intervenire efficacemente nella manchevolezza umana e di creare trasformazioni con il Suo aiuto.

Per questa ragione Egli non poteva trovarsi
accanto all'esperienza vissuta dell'umanità, ma doveva essere nel mezzo della esperienza viva anche dei lati amari, anche soffrirne. Di nuovo era a causa degli uomini che questo Suo tempo d'apprendistato doveva svolgersi così. Ma poiché allo spirito umano nella sua angustia una tale guida superiore rimane incomprensibile, ed esso è capace solo di giudicare dalla esteriorità, si cercherà di rimproverargli proprio questo, per rendergli più pesante il Suo compito, come fecero a suo tempo per il Cristo.

Proprio ciò che Egli aveva da patire a causa degli uomini, per riconoscere i punti più dolorosi delle aberrazioni, ciò dunque che patì o venne a conoscere nell'esperienza, per il bene futuro degli uomini, sarà usato come la pietra per colpirlo in un odio crescente, sotto lo stimolo delle Tenebre che tremano nel timore dell'annientamento.

Che una cosa così incredibile possa accadere ancora, nonostante le esperienze del pellegrinaggio terreno del Figlio di Dio, non è inspiegabile, perché in realtà più della metà degli uomini che si trovano attualmente sulla Terra non avrebbero il diritto di esserci, ma dovrebbero maturare in regioni molto più basse e oscure! Il continuo regresso psichico nel sopravanzare degli schiavi dello strumento proprio, del limitato intelletto, ne ha posta la base.

Il limitato intelletto, come unico sovrano, essendo puramente terreno, promuoverà soltanto tutto ciò che è materiale, coltivando con ciò anche i connessi, maligni effetti collaterali. Il conseguente declino d'un più alto intendimento ha creato una breccia e ha teso la mano verso il basso, dietro la quale con l'incarnazione poterono risalire anime che per la loro pesantezza non avrebbero mai potuto pervenire, nella loro tenebrosità più densa, alla superficie terrestre.

Prima di tutto sono anche le intuizioni puramente animali durante la procreazione, e poi ancora le aspirazioni a godimenti terreni, che agiscono già da secoli, in un tempo avvilito, a rendere possibile ad anime mediocri di balzare su. Poi si aggirano perpetuamente intorno alle future madri e all'occasione pervengono all'incarnazione, perché tutto ciò che è luce si è finora spontaneamente ritirato davanti alla Tenebra per non esserne contaminato.

Così poté succedere via via che l'ambiente etereo della Terra si facesse sempre più oscuro e perciò anche più pesante, di gravezza tale che tiene lontano perfino la Terra fisica da un'orbita che fosse più aperta a influssi spirituali superiori.

E poiché la maggioranza di tutti gli incarnati appartiene propriamente a regioni situate molto più in basso della Terra stessa, sarà soltanto Giustizia di Dio se tali anime saranno spazzate via, per riaffondare nel luogo cui propriamente appartengono, dove per la loro perfetta affinità non hanno più l'occasione di caricarsi di nuove colpe, e possono così nelle pene della loro sfera maturare meglio per un mutamento ascensionale.

Non sarà la volontà umana che potrà un giorno eleggere il Figlio dell'Uomo, Inviato di Dio, ma la Forza divina che lo innalzerà, nell'ora in cui l'umanità indifesa implorerà gemendo la redenzione. Allora ammutoliranno le imprecazioni, perché l'orrore chiude quelle bocche, e docilmente accetteranno tutti i doni che il Creatore offre alle creature per mezzo di Lui. Ma chi da Lui non vorrà accettarli, sarà ripudiato per tutta l'eternità.



Abd-ru-shin

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