Dal tempo del delitto consumato sul Figlio di Dio, su chi portò la Verità, Gesù di Nazaret, pesa sull'umanità come una maledizione il mancato riconoscimento proprio della più importante profezia per gli uomini, e ancora oggi si trova davanti ignara, come con una fitta benda sugli occhi. La terribile conseguenza sarà che una grande parte degli uomini passerà barcollando oltre l'unica possibilità di salvarsi dall'essere riprovato, incontro alla perdizione.

È questa la profezia della venuta del Figlio dell'Uomo, che il Figlio di Dio, sotto gli attacchi continui delle folle che, stando nelle Tenebre, dovevano naturalmente odiare l'apportatore della Verità, diede come stella di speranza, ma anche come grave monito.

La stessa ondata di erranti sentimenti e pensieri, che allora non permisero di riconoscere il Figlio di Dio come tale, confuse la comprensione dell'importanza di questo annuncio, fin dal suo sorgere. Troppo oscurato era lo spirito umano, troppo preso da se stesso per poter ricevere senza alterazione messaggi divini così elevati. Messaggi che vennero da una altezza che trascende il suo cerchio d'origine, e scivolarono dal suo orecchio senza essere percepiti.

Per intendere sarebbe stata necessaria una fede convinta e cosciente, della quale anche allora i seguaci non erano capaci. Il terreno sul quale caddero le parole del Redentore rimase ancora troppo coperto di erbacce. Inoltre le possenti esperienze ed emozioni psichiche dell'ambiente del Redentore si accumularono in pochi anni soltanto, per cui tutto si doveva emotivamente concentrare tanto sulla Sua personalità, che le Sue parole su un'altra personalità di un futuro remoto, non ebbero attenzione come tali, ma furono di nuovo confuse con Lui.

Così l'errore rimase nell'opinione degli uomini fino ad oggi, perché i non credenti non si curarono delle parole del Redentore, mentre i credenti soffocarono violentemente ogni serio esame critico delle tradizioni proprio per la loro fede, nel sacro timore di non dover accostare troppo quelle parole del Redentore. Non avvertirono che non si trattava di parole veramente originarie e personali, ma solo di tradizioni, che furono messe per iscritto molto dopo la Sua peregrinazione terrena. Per questo esse furono naturalmente anche soggette a modificazioni inconsapevoli dell'intelletto umano e di umane, personali opinioni.

Certo, c'è anche grandezza in questa riverente conservazione di tradizioni puramente umane, e perciò non se ne farà un biasimo.

Ma tutto ciò non impedisce le conseguenze ostacolanti di una erronea opinione, sorta da una fallace tradizione, perché anche in questo caso le Leggi di ritorno non si possono sovvertire. Anche se per lo spirito umano si effettuano nel riscatto solo come sbarre che ostacolano l'ulteriore ascesa, ciò significa sempre un fatale indugio e mancanza di progresso, finché la parola liberatrice della chiarificazione non possa farsi vivente in esse.

Colui che crede nel Figlio di Dio e nelle Sue parole e le ha fatte vive in sé, cioè le porta in sé nell'interpretazione
giusta e agisce in conformità, non ha bisogno, naturalmente, di aspettare il Figlio dell'Uomo promesso, perché non ha da portare se non ciò che il Figlio di Dio ha già portato. Ma con la condizione che abbia realmente compreso le Parole del Figlio di Dio, e non aderisca ostinatamente a tradizioni fallaci. Se si è legato in qualche parte a errori, non potrà completare la sua ascesa finché non riceva una illuminazione che è riservata al Figlio dell'Uomo, perché il limitato spirito umano da solo non è capace di liberarsi dal groviglio di viticci oggi fittamente cresciuti intorno alla Verità.

Gesù indicò la venuta del Figlio dell'Uomo come l'ultima possibilità di salvezza, e indicò anche che con Lui si sarebbe aperto il Giudizio, cioè che coloro che non volessero neppure allora, o con altra espressione, non sarebbero stati pronti ad accettare alcuna luce, per propria ostinatezza o pigrizia, avrebbero dovuto essere definitivamente rigettati. Da ciò è da trarre la conclusione che una ulteriore possibilità di meditare e di decidere non avrà luogo. Vi è anche l'annuncio non misconoscibile di un'azione severa che porti la fine di una paziente attesa. Ciò poi testimonia la futura lotta della Luce con tutta la Tenebra, destinata a concludersi con il violento annientamento di tutta la Tenebra.

Che ciò si svolga secondo le aspettative, i desideri e concetti umani non è da aspettarsi; perché
tutti gli eventi precedenti dicono il contrario. Neppure mai nel passato il senno umano ha mostrato di essere nei suoi effetti uno con la Volontà divina. La realtà è stata sempre diversa dalle fantasie degli uomini e solo molto dopo è venuto a volte lentamente il riconoscimento dei fatti passati.

Anche questa volta non si potrà sperare un cambiamento in questo, perché il senno degli uomini e le loro opinioni non hanno guadagnato nulla in confronto con il passato, anzi, sono diventati al contrario molto «più reali».

Il Figlio dell'Uomo! Un velo si stende ancora sopra di Lui e sul Suo tempo. Anche se in alcuni spiriti si desta un presagio oscuro, una nostalgia per il giorno della Sua venuta, più d'uno tra chi lo spera probabilmente passerà ignaro accanto a Lui, né vorrà riconoscerlo poiché l'attesa di Lui ha dato l'illusione di un compimento diverso. L'uomo può adattarsi solo con molta difficoltà al pensiero che il Divino sulla Terra possa essere esteriormente non diverso dagli uomini, nell'ubbidienza delle Leggi di Dio. Egli vuole assolutamente vedere il Divino solo in modo soprannaturale, e si è purtroppo già così messo in catene che non sarebbe più capace di scorgere
rettamente ciò che è soprannaturale, meno ancora di poterlo sopportare. Ma questo non è certo necessario!

L'uomo che cerca la Volontà del suo Creatore nelle Leggi naturali dell'intero Creato, la riconoscerà presto in esse, e saprà infine che il Divino può giungere a lui solo sulle vie di queste ferree Leggi e non altrimenti. In conseguenza di ciò egli diventerà guardingo e esaminerà con cura tutto ciò che vi incontrerà, ma solo dal punto di vista delle Leggi
divine, non secondo la concezione degli uomini. Così nell'ora giusta riconoscerà anche Colui che gli porta la liberazione nella Parola. Attraverso l'esame personale di ciò che gli è stato portato, non attraverso gli urli delle folle.

Ogni uomo pensante sarà già giunto da solo alla conclusione che il Figlio di Dio e il Figlio dell'Uomo non possono essere uno! La differenza è chiaramente espressa nelle parole stesse.

La pura Divinità del Figlio di Dio portò in sé proprio durante la Sua missione e umanazione, a causa della pura Divinità, anche la
condizione della riunificazione con la Divinità. Per la natura della cosa, non è possibile altrimenti. Ciò è confermato anche dalle indicazioni del Figlio di Dio stesso sulla Sua «riunificazione col Padre», l'espressione del Suo «ritorno al Padre».

Perciò la missione del Figlio di Dio come intermediario fra la Divinità e la Creazione doveva avere una
durata limitata nel tempo. Il Figlio di Dio, essendo pura Divinità, per la forza d'attrazione dell'affinità più forte, deve assolutamente essere nuovamente riattirato verso l'origine divina e, dopo la deposizione di tutto l'extra-divino che a Lui aderisce, è anche costretto a rimanervi; per questo Egli non poté rimanere mediatore eterno fra la Divinità e la Creazione, compresa l'umanità. Quindi con il ritorno del Figlio di Dio al Padre si sarebbe poi formato un nuovo abisso, e il mediatore fra la Divinità pura e la Creazione sarebbe di nuovo mancato.

Ora il Figlio di Dio stesso annunciò all'umanità la venuta del Figlio dell'Uomo, che rimarrà poi il Mediatore
eterno fra la Divinità e la Creazione. In esso sta il possente Amore del Creatore per la Sua Creazione.

La differenza tra il Figlio dell'Uomo e il Figlio di Dio sta nel fatto che il Figlio dell'Uomo, pur essendo nato dal Divino puro, fu a un tempo collegato con la Spiritualità cosciente, così che si trova come fosse contemporaneamente con un piede nel Divino e con l'altro nella più alta Spiritualità cosciente. Egli è parte di
ognuno e forma così il ponte perenne fra il Divino e il vertice della Creazione. Ma questo collegamento comporta il comandamento di rimanere separato dal Divino puro, che però ciò nonostante concede la immissione nel Divino, anzi la determina.

L'aggiunta spirituale al Divino impedisce soltanto una riunificazione che altrimenti sarebbe inevitabile. Difficilmente l'umanità potrà mai concepire che questo è un rinnovato sacrificio d'Amore del Creatore e il compimento di una promessa di tale grandezza che solo Dio può farla e adempierla.
Questa è la differenza fra il Figlio di Dio e il Figlio dell'Uomo.

La missione del Figlio dell'Uomo sulla Terra è il proseguimento e il compimento della missione del Figlio di Dio, poiché la missione del Figlio di Dio non poteva essere che transitoria. Essa dunque mentre la continua, a un tempo nel compierla la
consolida.

Mentre il Figlio di Dio fu fatto nascere alla Sua missione terrena direttamente, il corso del Figlio dell'Uomo prima della Sua missione doveva descrivere un'orbita molto maggiore, prima che potesse entrare nell'inizio della Sua missione effettiva. Come condizione per il compimento del Suo incarico, ancora più terreno in confronto con quello del Figlio di Dio, Egli doveva, venendo dalle Vette più alte, percorrere anche le più basse profondità. Non soltanto nell'Aldilà ma anche nel senso terreno, per poter «vivere nell'esperienza» su se stesso tutta la pena, tutto il dolore degli uomini. Solo così, quando verrà la Sua ora, sarà in grado di intervenire efficacemente nella manchevolezza umana e di creare trasformazioni con il Suo aiuto.

Per questa ragione Egli non poteva trovarsi
accanto all'esperienza vissuta dell'umanità, ma doveva essere nel mezzo della esperienza viva anche dei lati amari, anche soffrirne. Di nuovo era a causa degli uomini che questo Suo tempo d'apprendistato doveva svolgersi così. Ma poiché allo spirito umano nella sua angustia una tale guida superiore rimane incomprensibile, ed esso è capace solo di giudicare dalla esteriorità, si cercherà di rimproverargli proprio questo, per rendergli più pesante il Suo compito, come fecero a suo tempo per il Cristo.

Proprio ciò che Egli aveva da patire a causa degli uomini, per riconoscere i punti più dolorosi delle aberrazioni, ciò dunque che patì o venne a conoscere nell'esperienza, per il bene futuro degli uomini, sarà usato come la pietra per colpirlo in un odio crescente, sotto lo stimolo delle Tenebre che tremano nel timore dell'annientamento.

Che una cosa così incredibile possa accadere ancora, nonostante le esperienze del pellegrinaggio terreno del Figlio di Dio, non è inspiegabile, perché in realtà più della metà degli uomini che si trovano attualmente sulla Terra non avrebbero il diritto di esserci, ma dovrebbero maturare in regioni molto più basse e oscure! Il continuo regresso psichico nel sopravanzare degli schiavi dello strumento proprio, del limitato intelletto, ne ha posta la base.

Il limitato intelletto, come unico sovrano, essendo puramente terreno, promuoverà soltanto tutto ciò che è materiale, coltivando con ciò anche i connessi, maligni effetti collaterali. Il conseguente declino d'un più alto intendimento ha creato una breccia e ha teso la mano verso il basso, dietro la quale con l'incarnazione poterono risalire anime che per la loro pesantezza non avrebbero mai potuto pervenire, nella loro tenebrosità più densa, alla superficie terrestre.

Prima di tutto sono anche le intuizioni puramente animali durante la procreazione, e poi ancora le aspirazioni a godimenti terreni, che agiscono già da secoli, in un tempo avvilito, a rendere possibile ad anime mediocri di balzare su. Poi si aggirano perpetuamente intorno alle future madri e all'occasione pervengono all'incarnazione, perché tutto ciò che è luce si è finora spontaneamente ritirato davanti alla Tenebra per non esserne contaminato.

Così poté succedere via via che l'ambiente etereo della Terra si facesse sempre più oscuro e perciò anche più pesante, di gravezza tale che tiene lontano perfino la Terra fisica da un'orbita che fosse più aperta a influssi spirituali superiori.

E poiché la maggioranza di tutti gli incarnati appartiene propriamente a regioni situate molto più in basso della Terra stessa, sarà soltanto Giustizia di Dio se tali anime saranno spazzate via, per riaffondare nel luogo cui propriamente appartengono, dove per la loro perfetta affinità non hanno più l'occasione di caricarsi di nuove colpe, e possono così nelle pene della loro sfera maturare meglio per un mutamento ascensionale.

Non sarà la volontà umana che potrà un giorno eleggere il Figlio dell'Uomo, Inviato di Dio, ma la Forza divina che lo innalzerà, nell'ora in cui l'umanità indifesa implorerà gemendo la redenzione. Allora ammutoliranno le imprecazioni, perché l'orrore chiude quelle bocche, e docilmente accetteranno tutti i doni che il Creatore offre alle creature per mezzo di Lui. Ma chi da Lui non vorrà accettarli, sarà ripudiato per tutta l'eternità.



Abd-ru-shin

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