Molteplici sono le interpretazioni dei poemi che esistono sul Santo Gral. Gli scienziati e studiosi più seri si sono occupati di questo mistero. Molto di ciò è di alto valore morale, ma tutto porta in sé il grande errore di mostrare solo una costruzione dal piano terreno verso l'alto, mentre manca la cosa principale, il raggio di Luce dall'alto, che solo potrebbe vivificarlo e illuminarlo.

Tutto ciò che dal basso tende verso l'alto deve fermarsi al confine della materialità, anche se gli è concesso il massimo raggiungibile. Nel maggior numero dei casi però, con le migliori premesse, può essere percorsa appena la metà di questa via. Ma quanto lunga è ancora la via al vero riconoscimento del Santo Gral!

Questa intuizione dell'irraggiungibilità si fa infine avvertibile dagli studiosi. Ne è risultato che essi cercano di prendere il Gral come la nozione puramente simbolica di un concetto, per dargli così quella elevatezza che, come essi intuiscono giustamente, è a questa nozione necessaria. Ma così vanno in realtà indietro, non avanti. Discesa invece di ascesa. Si scostano dalla via giusta che quei poemi già in parte portano in sé.

Solo essi permettono di presagire la Verità. Ma solo presagire, perché le alte ispirazioni e le visioni dei poeti furono rese troppo terrene dall'intelletto che collaborava nella trasmissione. Rendendo ciò che ricevevano dallo spirito, i poeti davano l'immagine del loro ambiente terreno di allora, per fare così il senso del loro poema più comprensibile agli uomini, ma malgrado ciò non ci riuscirono, perché essi stessi non sapevano avvicinarsi alla vera essenza della Verità.

Così fu data a priori una base malsicura a ulteriori indagini e ricerche; con ciò fu posto un limite angusto ad ogni successo. Non sorprende perciò che da ultimo si potesse pensare solo ad un puro simbolismo e situare la redenzione attraverso il Gral nel più intimo Io di ogni uomo.

Le interpretazioni esistenti non mancano di grande valore etico, ma non possono pretendere di essere una spiegazione di quei poemi, e molto meno ancora di avvicinarsi alla Verità del Santo Gral.

Col Santo Gral non s'intende nemmeno il calice che il Figlio di Dio adoperò alla fine della Sua missione terrena all'ultima cena con i suoi discepoli, e dove poi fu raccolto il Suo sangue sulla croce. Questo calice e un sacro ricordo dell'alta opera di redenzione del Figlio di Dio, man non è il Santo Gral che ai poeti delle leggende fu per grazia concesso di cantare. Queste opere poetiche sono state accolte in modo erroneo dall'umanità.

Dovevano essere promesse date dalle supreme Vette, di cui gli uomini debbono attendere il compimento! Se fossero concepite come tali, certamente si sarebbe già trovata un'altra via che avrebbe potuto far progredire le ricerche più che finora. Ma così in tutte le interpretazioni si doveva finire per giungere a un punto morto, perché non si poté mai raggiungere una soluzione piena, esauriente, dato che il punto di partenza di ogni ricerca, a causa dell'errata concezione finora avuta, si trovava a priori su un terreno sbagliato.

Uno spirito umano non potrà mai, neppure nella maggiore perfezione e immortalità, trovarsi di fronte al Santo Gral stesso! Perciò una estesa conoscenza di esso non potrà mai da lì giungere alla materialità verso la Terra se non tramite un inviato mandato
da lassù. Il Santo Gral dovrà dunque per sempre rimanere un mistero per lo spirito umano.

L'uomo si attenga a ciò che può afferrare col suo spirito e cerchi prima di tutto di adempiere e portare alla più nobile fioritura tutto ciò che è nelle sue capacità. Ma purtroppo egli estende il suo desiderio sempre molto oltre, senza sviluppare la sua capacità effettiva, per cui commette una leggerezza che neppure gli consente di raggiungere ciò che potrebbe, mentre in nessun caso è in grado di raggiungere ciò che desidera. Egli si priva così della cosa più bella e alta del suo autentico essere e ottiene solo un fallimento completo dello scopo della sua esistenza. – – –

Il Parzival è una grande promessa. Le imperfezioni e gli errori che i poeti delle leggende avevano aggiunto con il loro pensiero troppo terreno, deformano l'essenza intrinseca di questa figura. Parzival si identifica con il Figlio dell'Uomo, di cui lo stesso Figlio di Dio annunciò la venuta.

Inviato di Dio, dovrà passare, con gli occhi dello spirito bendati, per le più dure pene terrene, esteriormente uomo fra gli uomini. Liberato dopo un dato tempo da questa benda, dovrà ritrovare il suo punto di partenza e perciò se stesso, e anche vedere chiaramente davanti a sé la sua missione. Questa missione porterà egualmente una redenzione di quella umanità che cerca seriamente, congiunta con un giudizio severo.

Ma non si può accettare che Egli sia un uomo qualunque, e molto meno vi si vuole riconoscere una possibile esperienza di numerosi o addirittura di tutti gli uomini; ma sarà invece solo un ben determinato, particolarmente Inviato.

Nella legalità irremovibile di tutta la Volontà divina, è possibile solo che ognuno, compiuta la sua evoluzione fino alla perfezione più alta, ritorni di nuovo al punto di partenza del suo essere originario; mai però oltre. Così anche lo spirito umano. Esso ha origine come germe spirituale nella Sostanzialità spirituale, a cui, dopo il suo corso attraverso la materialità, egli può tornare come spirito cosciente in una forma sostanziale, nella massima perfezione e avendo raggiunto la purezza viva.

Nessuno degli esseri spirituali-sostanziali, anche se fosse tanto elevato e puro e luminoso, può oltrepassare il limite del Divino. Confine e impossibilità di passaggio anche qui, come nelle sfere o piani della Creazione materiale, consistono semplicemente nella natura delle cose, nella differenza del genere.

Supremo e Altissimo, è Dio stesso nella Sua Insostanzialità divina. Prossima, un poco più in basso, segue la Sostanzialità divina. Entrambe sono eterne. Ad esse segue poi, scendendo sempre verso il basso, l'opera del Creato, in piani o sfere discendenti, diventando sempre più densa fino alla materialità fisica, che è finita e si fa visibile agli uomini.

La materialità eterea nella Creazione materiale è ciò che gli uomini chiamano Aldilà. L'Aldilà dunque della loro terrena capacità visiva fisica. Ma ambedue fanno parte dell'opera del Creato, né sono eterne nella loro forma, ma soggette a mutamento allo scopo di rinnovarsi e rinvigorirsi.

Ora, al più alto punto di partenza dell'eterna Sostanzialità spirituale c'è il Castello del Gral, spiritualmente visibile, tangibile, perché e ancora della stessa natura spirituale-sostanziale. Questo Castello del Gral racchiude un ambiente che è a sua volta al limite estremo verso il Divino, e perciò ancora più affinato di tutta la restante Sostanzialità spirituale. In questo ambiente si trova, pegno della Bontà eterna di Dio Padre e simbolo del Suo purissimo Amore divino, come anche punto di partenza dell'energia divina,
il Santo Gral!

È un calice, in cui ondeggia e ribollisce come un sangue rosso, senza mai traboccare. Irradiato dalla Luce più luminosa, è concesso solo ai più puri esseri spirituali-sostanziali poter guardare in questa Luce.
Questi sono i custodi del Santo Gral! Se nei poemi è detto che i più puri degli uomini sono destinati a diventare custodi del Santo Gral, è questo un punto che il poeta ha reso troppo terreno, perché non sapeva esprimersi altrimenti.

Nessuno spirito umano può accedere a questo ambiente santificato. Nemmeno nella sua più compiuta Sostanzialità spirituale, dopo il ritorno dal suo corso attraverso la materialità, non è ancora abbastanza affinato per oltrepassare la soglia, cioè il limite. Anche nella sua massima perfezione egli è ancora troppo denso.

Più affinarsi, equivarrebbe a una disgregazione o combustione totale, perché il suo genere fin dall'origine non è adatto a diventare ancora più radiante e luminoso, dunque ancora più affinato. Non lo sopporta.

I custodi del Gral sono gli Eterni, spiriti originari che mai furono uomini, le vette di tutta la Sostanzialità spirituale. Ma essi hanno bisogno della Energia divina-insostanziale, sono dipendenti da essa, come tutto è dalla Insostanzialità divina, Origine di tutta l'energia, Dio Padre.

Di tempo in tempo appare, nel giorno della Santa Colomba, la Colomba sopra il ricettacolo, come segno rinnovato dell'immutabile Amore divino del Padre. È l'ora dell'unione che porta rinnovo di forza. I custodi del Gral la ricevono in umilissimo raccoglimento e dopo sono in grado di trasmettere questa meravigliosa Energia ricevuta.

Da ciò dipende l'esistenza di tutto il Creato!

È l'attimo in cui nel Tempio del Santo Gral l'Amore del Creatore si versa irradiando per un essere nuovo, per un nuovo impulso creativo che si diffonde pulsando giù attraverso tutto l'universo. Un fremito percorre tutte le sfere, un sacro brivido, presago di gioia, di grande felicità. Solo lo spirito dell'uomo terreno si tiene ancora a parte, senza intuire ciò che succede proprio a lui, che dono immenso sta ricevendo ottusamente, poiché la sua autolimitazione nell'intelletto non ammette più di concepire tale grandezza.

È l'attimo dell'apporto di Vita per tutto il Creato!

Il costante, necessario ritorno d'una conferma del patto che il Creatore mantiene di fronte alla Sua opera. Se questo apporto fosse una volta interrotto, se dovesse mancare, tutto ciò che esiste dovrebbe lentamente rinsecchire, invecchiare e disgregarsi. Verrebbe allora la fine di tutti i giorni, e soltanto Dio stesso resterebbe, come fu all'inizio! Poiché solo Lui è la Vita.

Questo evento è stato reso nella leggenda. È perfino accennato come tutto deve invecchiare e perire, dove non ricorra più il giorno della Santa Colomba, il «disvelamento» del Gral, nell'invecchiare dei cavalieri del Gral, durante il tempo nel quale Amfortas non svela più il Gral, fino all'ora in cui appare Parzival come Re del Gral.

L'uomo dovrebbe smettere di considerare il Santo Gral solo come qualcosa di inafferrabile; perché esso esiste davvero! Ma all'uomo è negato per la sua natura di poterlo mai mirare. Il beneficiò perciò che da esso fluisce e che dai custodi del Gral può essere trasmesso e anche viene trasmesso, può essere ricevuto e goduto dagli spiriti umani se gli si aprono.

In questo senso alcune interpretazioni non possono dirsi proprio errate, finché nelle loro chiarificazioni non cercano di includervi il Santo Gral stesso. Sono giusti e insieme no.

L'apparizione della Colomba nel giorno stabilito della Santa Colomba indica ogni volta la ricorrente missione dello Spirito Santo; perché questa Colomba è in stretta relazione con Esso.

Ma questa è una cosa che lo spirito umano è solo capace di afferrare come immagine, perché secondo la natura del fatto egli può alla sua massima evoluzione giungere veramente con il suo pensiero, la sua conoscenza e la sua intuizione, solo fino al punto dal quale egli stesso è partito, cioè fino a quel genere che è
uno con la sua più pura essenza originaria. Questo è l'eterna Sostanzialità spirituale.

Questo confine egli non potrà mai superare neppure col pensiero. Né potrà mai afferrare altro. Ciò è così naturale, logico e semplice, che ogni uomo riesce a seguire il corso del pensiero.

Ma ciò che sta al di sopra, per questa ragione sarà sempre e dovrà rimanere un mistero per l'umanità!

Ogni uomo che s'immagina di portare Dio in sé, o di essere divino egli stesso, o di poterlo diventare, vive nell'errore della illusione. Egli porta in sé lo
spirito, ma non il Divino. E qui riposa una differenza insormontabile. Egli è una creatura, non parte del Creatore, come certuni cercano di persuadersi. L'uomo è e rimarrà un'opera, non potrà mai diventare artefice.

Perciò è anche errato dichiarare che lo spirito umano proviene da Dio Padre stesso e ritorna a Lui. L'origine dell'uomo è la
Sostanzialità spirituale, non l'Insostanzialità divina. Perciò anche avendo raggiunto la perfezione egli può ritornare soltanto fino alla Sostanzialità spirituale. È giusto dire che lo spirito umano ha origine nel Regno di Dio, e perciò quando diventerà perfetto, potrà anche ritornare nel Regno di Dio, ma non a Dio stesso.

Più tardi seguiranno conferenze dettagliate sulle singole parti del Creato, che sono molto diverse nella loro intima natura.

Sulla più alta vetta di ognuno di questi piani del Creato si trova un Castello del Gral, quale necessario punto di transizione e di trasmissione di energia.

È sempre una copia, formata secondo la natura del relativo piano del Creato, del vero, supremo Castello del Gral, situato nel punto più alto di tutta la Creazione, essendo il punto da dove, per le radiazioni di Parzival, tutto il Creato ha origine.

Amfortas era sacerdote e re nella
più bassa di queste copie del Castello del Gral, situata all'altezza del piano di tutti gli spiriti umani sviluppatisi da germi dello spirito, perciò il più vicino all'umanità terrestre.

Abd-ru-shin

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